Vizi di refrazione

2 Feb 2019 Uncategorized

Come dice la parola stessa, non si tratta di malattie, ma semplicemente di una conformazione dei bulbi oculari o di alcune loro parti che non consentono alla luce di raggiungere “a fuoco” la retina, in modo tale che le immagini che si costruiscono sulla superficie retinica non rappresentano esattamente la realtà.

I pazienti che hanno uno o più vizi di rifrazione percepiscono male le immagini e usano, a volte riuscendoci, più spesso non riuscendoci, stratagemmi per ricostruire nella mente la realtà attorno a loro.

Cataratta

2 Feb 2019 Uncategorized

La cataratta è una malattia che si presenta quando una parte dell’occhio, detta cristallino, diventa opaca. Questa patologia causa una riduzione della vista. Non esistono cure mediche efficaci per risolverla, ma può essere migliorata solo tramite un intervento chirurgico.

L’INTERVENTO CHIRURGICO

L’intervento prevede un’incisione dell’occhio che serve per togliere il cristallino diventato opaco (cataratta). Dopo aver tolto la cataratta, si inserisce un cristallino artificiale (una piccola lente) dietro la pupilla.

L’operazione avviene in sala operatoria, con il paziente sdraiato, appoggiato sulla schiena e con l’uso del microscopio da parte del chirurgo. Non si viene ricoverati se non in casi particolari come altre patologie agli occhi o problemi di salute generale del paziente.

Esistono due diverse tecniche per questo intervento e l’oculista stabilisce quella adatta da seguire solo dopo un’attenta analisi della situazione.

LE DUE TECNICHE DI INTERVENTO CHIRURGICO PIÙ DIFFUSE:

FACOEMULSIFICAZIONE: Viene usato uno strumento ad ultrasuoni che frantuma, rompe il cristallino in tante piccole parti che vengono poi recuperate con uno speciale aspiratore.

ESTRAZIONE EXTRACAPSULARE: Si inizia con un’incisione dell’occhio sufficiente a far uscire il cristallino naturale.

Per entrambe le tecniche si inserisce poi una lente o cristallino artificiale. L’intervento termina con la sutura (uno o più punti) per chiudere l’incisione dell’occhio.

A volte può capitare che si debbano togliere i fili di sutura messi durante l’operazione ma questo avviene non prima di due o tre settimane dall’intervento.

DURANTE L’INTERVENTO CHIRURGICO

L’occhio sarà reso insensibile con l’anestesia. Questa può essere di tre tipi:

Generale: il paziente è completamente addormentato;

Loco-regionale: viene fatta un’iniezione di anestetico vicino all’occhio in corrispondenza della palpebra inferiore.

Topica: viene usato un collirio anestetico.

La scelta del tipo di anestesia da utilizzare è di competenza dell’oculista e del medico anestesista in base alle condizioni cliniche del paziente. Viene comunque tenuto conto, per quanto possibile, del desiderio del paziente.

DOPO L’INTERVENTO

Prima di lasciare la sala operatoria il paziente riceve un foglio dove sono indicate sia le istruzioni postoperatorie che i farmaci da usare.

IL GIORNO DOPO l’intervento. Il giorno dopo l’intervento, il paziente sarà visitato dal medico oculista che gli spiegherà come usare i colliri fino al controllo successivo. Gli indicherà anche per quanto tempo dovrà evitare:

– l’attività professionale;

– l’uso di macchine o altri strumenti pericolosi;

– la guida dell’auto.

NEI GIORNI SUCCESSIVI

Si precisa che, nei giorni successivi l’intervento, la visione potrà essere più o meno limpida a seconda dei casi. Occorre attendere qualche giorno per raggiungere livelli migliori. La guarigione completa di solito avviene entro uno o due mesi dall’operazione e ciò dipende sia dal tipo di intervento eseguito sia dalle condizioni pre-operatorie dell’occhio.

Nella grande maggioranza dei casi l’occhio operato di cataratta non presenta dolore dopo l’intervento.

Il paziente potrà avere la sensazione di corpo estraneo nell’occhio, bruciore, fastidio, lacrimazione, sensibilità alla luce, annebbiamento della vista e a volte mal di testa.

Inoltre il paziente potrà vedere rosso o percepire i colori alterati per un breve periodo.

Glaucoma

2 Feb 2019 Uncategorized

Il glaucoma è una malattia che colpisce il nervo ottico e che fa perdere progressivamente il campo visivo dapprima periferico, via via più centrale al paziente affetto. La definizione corrente, elaborata nel 2014 dall’European Glaucoma Society[i], rimanda infatti ad un gruppo eterogeneo di malattie oculari caratterizzate dalla presenza di un danno degli assoni delle cellule ganglionari retiniche che si osserva clinicamente con:

  • alterazioni dello strato delle fibre nervose retiniche (retinal nerve fiber layer, RNFL);
  • escavazione della papilla ottica o testa del nervo ottico (TNO);
  • difetti tipici del campo visivo.

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